visita guidata Firenze. Cucina medievale

Cucina medievale…e trippa!

Visita guidata Firenze. Cucina medievale…e trippa!

Se cucinare non vi piace provate a non prenderlo come un ruolo forzato ma immaginate piuttosto di essere un cuoco nel Medioevo.

Il suo lavoro era molto stimato perché da lui dipendeva la salute del suo signore, del suo padrone. Si riteneva infatti che la salute fosse strettamente collegata all’alimentazione. Se il popolo doveva aspettare la festa del santo patrono, Carnevale e Pasqua per poter mangiar un po’ più abbondante e vario alle corti dei ricchi signori i banchetti erano frequenti.

Per Pasqua si consumava le cose nuove, le primizie della nuova stagione e ci si rifaceva rispetto al duro digiuno quaresimale. Nelle case dei ricchi era l’occasione per acquistare generi alimentari diversi, arredi e ceri per la casa e l’addobbo delle tavole.

Il cuoco era il “custode” della salute del signore. Bilanciava la natura fredda e umida dei cibi, come il pesce, con cotture calde e asciutte come arrosti e fritture, adeguando anche le spezie e i condimenti ai metodi di cottura e riservando cibi speciali al suo signore.

Ebbene noi allora siamo i “custodi” della salute dei nostri familiari-e nostra!

Con il morale più alto parliamo ora di trippa.

Se nel Medioevo, nel Rinascimento e fino a tempi pre-moderni le interiora, o frattaglie, venivano considerate a tutti gli effetti carni come gli atri tagli dell’animale e anzi apprezzate e usate come ripieni a sorpresa di complicati piatti, riservati ai banchetti, verrà poi considerata il quinto quarto dell’animale. Per logica di macellazione l’animale viene diviso in mezzene e poi quarti. Il quinto quarto sembra quindi un termine dispregiativo per questa parte, che in realtà non ha nulla da disprezzare, e veniva associato ai ceti meno abbienti che non potevano permettersi tagli più pregiati. La trippa non è altro che lo stomaco dei bovini (e suini) e ogni regione la prepara in modo differente.

Recitava Alessandro di Rinaldo Bracci nel 1500 nel “Canto della Trippa e Centopelle”

Viva, viva o donne belle,

E la trippa e ‘l centopelle.

Noi abbiam scelto un mestiere,

Che non e` mai per mancare.

Tutti gli altri pon cadere,

Sempre ‘l nostro ha da restare,

Perche` niun non puo` campare

Senza trippa e centopelle. […]

E allora, non potendo andare ai banchini dei trippai fiorentini, ci ho provato: Trippa alla Fiorentina!

Niente Masterchef, Cracco & co. a casa mia! Quindi in breve vi dirò che ho messo una carota, una cipolla e una costa di sedano, tutti tagliati a dadini, in un tegame con poca acqua (non rabbrividite ma io non uso olio in cottura), poi trippa (precotta ovvio) tagliata a striscioline, mezzo bicchiere di vino bianco, 300 gr di polpa di pomodoro e cottura lenta. Olio evo aggiunto gli ultimi 5 minuti. Buonissima!

E voi come la fate? Fatemi sapere!

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