Sant’Andrea a Rovezzano

Studiando e curiosando mi sono ritrovata a visitare e scoprire la storia di un borgo molto interessante…e a suonare campanelli! 
Il malcapitato, vittima della mia curiosità, è stato il parroco della chiesa di Sant’Andrea a Rovezzano che, gentilissimo, mi ha permesso di ammirare l’opera che mi interessava particolarmente.

Si tratta di una Maestà, ossia una Madonna con Bambino, della prima metà del XIII secolo, bellissima e perfettamente conservata.
L’artista, ovviamente non noto, si è aggiudicato il nome di Maestro della Madonna di Sant’Andrea a Rovezzano… facile e breve no?
Il tempo di chiamarlo ed era già in centro a farsi uno spritz! Magari un vinello via…

Purtroppo gli artisti non erano soliti firmarsi, ancor più difficile era avere documenti, lettere o quant’altro, che ci parlassero dell’opera: data, autore, committente…
Questo artista però nella sua rappresentazione della Vergine con Bambino ha introdotto una piccola variazione, rispetto all’iconografia classica del periodo, che poi è stata imitata dai suoi colleghi… e gli ha così fatto meritare il titolo di maestro!
La variazione, innovazione consiste nel fuoriuscire, da sotto la veste, del braccio benedicente del Bambino mentre il gomito resta fasciato.
Può sembrare poca cosa, lo so.

Ma l’artista del periodo era legato ad una precisa iconografia, regole esatte su come rappresentare soggetti e scene religiose. ⚠️✔
Basti pensare che ai primi cristiani non era concesso raffigurare l’immagine di Dio per il rischio che si adorasse l’immagine e non chi vi era raffigurato. Le prime raffigurazioni cristiane, le icone, non erano, e non sono, ritratti realistici ma immagini ideali con forti richiami simbolici.
Tradotto in parole povere l’artista doveva raffigurare Gesù, Maria, ecc…secondo precisi schemi!❗

Ma carina e curiosa è anche la storia di questo borgo!

Già esistente intorno all’anno Mille, nell’Ottocento, per quasi 60 anni, è stato comune autonomo per poi essere annesso a quello fiorentino nel 1865 quando Firenze è diventata capitale d’Italia.
La zona era nota per i tanti mulini, sia per il grano che per la concia dei panni, andati purtroppo quasi completamente distrutti con le piene dell’Arno nel XVI secolo.

Sulla riva opposta si trova un altro borgo.
Quello della Nave a Rovezzano… e c’era proprio la nave!
Una sorta di barca a fondo piatto, lunga circa 14 metri e larga 4, detta navicello, che trasportava personeanimali e veicoli da una riva all’altra del fiume.
Ma non pensate ad un usanza solo di tempi remoti!
Perché in realtà questo tipo di trasporto è rimasto in funzione fino al 1979-1981 ossia fino a quando è stato inaugurato il ponte di Varlungo!

Questa nave, questa sorta di traghetto, è citata anche per una storiella curiosa…di amore e tradimenti!

Lo scrittore e poeta✒ cinquecentesco, Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca, racconta di un giovane della zona di San Niccolò che, per raggiungere l’amante, che abitava nella zona di Sant’Andrea a Rovezzano, ogni mattina si svegliava due ore prima dell’alba, e si recava alla Nave dove si era fatto ormai amico il “navicellaio”… pagandolo benissimo!

Poche eran già allora le cose gratuite…e direi anche…
cara la mi’ amante! 

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